Molti non sanno che scrivo per liberarmi da ciò che ho dentro. Angosce silenti che inalterabili si fanno strada in me, ansie che controllano il mio corpo e preoccupazioni che non mi lasciano vivere nemmeno all’80%.
Proseguo verso la fine di quest’anno con la certezza che ne arriverà un ancora più impegnativo. E quindi non mi resta che scrivere: tiro fuori tutto quello di cui non trovo il coraggio per parlarne, tutto ciò che se mi limito a scriverlo e basta assume un aspetto verosimilmente tra l’incerto e il reale.
Non mi piace l’idea di sentirmi “obbligata” ad essere forte: tutti si aspettano che io lo sia a prescindere e quando mi capita di dare qualche segno di cedimento, vengo quasi discriminata e spudoratamente giudicata.
Perché devo essere sempre io la spalla su cui poter consumarsi? Perché non posso esaurire interamente le mie lacrime anche io sulla spalla di chi si impegna e desidera assorbirmi? Tutti a ripetermi le solite frasi di circostanza che, probabilmente, se si trovassero al mio posto odierebbero senza neanche nasconderlo: “devi essere forte, devi avere pazienza, pian piano andrà meglio”.Per non parlare di chi ha la presunzione e il coraggio di definirmi “esagerata”.
Come ho anticipato all’inizio, mi affretto a concludere quest’anno con i miglior auspici applicabili alla situazione che dovremo vivere per mesi.
Porto al termine certe giornate con la sensazione di sentirmi in una bolla fluttuante in mezzo a tutti e a tutto e che nessuno soprattutto nota. Posso ridere, posso chiacchierare. Ma resta il semplice fatto che mi senta sicuramente ed inevitabilmente di troppo e, la maggior parte delle volte, sola.
Chissà come sarebbe se, ad un tratto, questa bolla scoppiasse e, liberandomi, sparisse tutto ciò che fino adesso si sta nutrendo di me. Chissà come sarebbe vivere anche solo per un brevissimo lasso di tempo, senza situazioni che oscurano di gran lunga, giorno dopo giorno, la routine che fatico oramai a renderla comune e tranquilla. Forse non mi ci vedrei proprio a vivere giornate leggere e colorate dalle preoccupazioni comuni. O forse, finalmente, mi godrei la mia esistenza in pace.
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